Destinazione Costa d’Avorio, mi domando: il missionario chi è? Uno, nessuno, centomila?

Viaggiando da Roma a casa agli inizi di novembre, a poche settimane dalla mia partenza per la Côte d’Ivoire, ho ricevuto con passione l’invito a scrivere quest’articolo: invito davvero provvidenziale! Da più parti, infatti, dentro e intorno a me, in un modo o nell’altro, si affacciava con insistenza questa domanda: perché partire? Detto in altri termini: perché la missione? Permettetemi in queste righe di scrivervi a cuore aperto. In alcune battute sarò anche un po’ esagerato. Ve ne chiedo scusa fin da ora. So, però, che con voi posso essere semplicemente me stesso.

Quando un missionario (o apprendista tale, come me) ritorna dalle sue parti sente su di sé una molteplicità di sguardi, fuori e dentro la stessa comunità cristiana. Sente, cioè, cucirsi addosso una varietà di identità tre le più diverse a tal punto che, se non fa un po’ d’attenzione, rischia di diventare, per dirla con Pirandello, uno, nessuno, centomila!

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